Arte- prigionieri dell'arte - o vandalismo ??? 

Diversi anni fa mi capitò di osservare questa foto e, pensai che si riferisse ad un'azione distruttiva di agenti nazisti simile a quella avvenuta nel maggio 1933, in piazza Beebe di Berlino, nella quale furono bruciati migliaia di libri  ritenuti contro il regime (büchererbrennunger); oppure, di un'azione simile avvenuta in Polonia nel periodo dittatoriale, ove il possesso di una macchina per scrivere era assimilato al possesso di materiale strategico e la detenzione illegale veniva punita duramente con la reclusione.

Tempo fà mi capitò di leggere l'articolo ""Writer's Block (a.k.a. prisioners of Art"" pubblicato sulla rivista ETCedera (n. 26 del giugno 2003) a firma di  Chuck Dilts e, di osservare le relative foto scattate da Gabriele Kantel. Pur non conoscendo adeguatamente l'inglese (spesso consulto un traduttore Google), la lettura mi procurava un senso di nausea, una malinconia e un malessere generale non spiegabile, durato per parecchi giorni. Nell'articolo, veniva riportato che la professoressa Sheryl Oring (Waynw State Unversity) aveva composta questa opera d'arte  imprigionando alla rinfusa ben 600 (SEICENTO) macchine per scrivere  in 21 gabbie formate da tondini di ferro arrugginito.

Il mio malessere aumentava mentre osservavo i blocchi  per scoprire il modello della macchina imprigionata; malessere, forse, dovuto al fatto che da quando ho iniziato ad interessarmi di macchine per scrivere (fine anno '70)  ho sempre cercato il recupero con restauro, anche se antieconomico (vedi www:espositoluigi.it - appunti -opzione 28- restauro Olivetti M40- prima serie) e,  non né ho mai demolito una.

Anche se non giustifico e non accetto, la spoliazione di un'opera monumentale per costruirne un'altra, posso trovare una vaga giustificazione se ne viene trasferito in altro monumento,  come avvenne per la costruzione dell'Arco di Costantino in Roma, ove nelle scene che ornano l'Arco si notano parecchi pezzi provenienti da altri monumenti, come : la scultura che rappresenta l'imperatore omaggiato da un capo tribù barbaro, che proviene da un monumento di Marco Aurelio con la sostituzione della testa; oppure: gli otto clipei che ornano le otto statue di prigionieri barbari, che provengono da un monumento eretto in onore di Adriano (dai Segreti del Vaticano- pag 14/15- di Corrado Augias). Inoltre, non giustifico la distruzione o la mutilazione di monumenti per motivi razziali, per divergenze politiche/culturali o, per qualsiasi altro motivo (periodo inquisizione, post nazista, post fascista,  regimi dittatoriali o post dittatoriali). Infine, faccio fatica a digerire e capire la distruzione della famosa  super macchina per scrivere prodotta dalla Underwood per pubblicità e, su i cui tasti stava comodamente seduta una modella, per ricavarne acciaio da destinare all'attività bellica dell'ultima guerra mondiale. Tale argomento mi riporta alla memoria l'operazione "Oro Alla Patria" ove, nello stesso periodo, molti coniugi italiani (tra cui i miei avi) furono costretti a donare le loro fedi nuziali alla Patria e, molte di esse furono destinate ad ornare le tendine delle finestre di qualche Gerarca Fascista. Era necessario la distruzione della famosa Underwood ??? era indispensabile privare poveri "Cristi" del simbolo del loro amore ???

       

L'artista Sheryl Oring, con la creazione del Writer's Block (blocco dello scrittore), esposta per la prima volta nel 1999 nella Bebelplatz di Berlino, vuole onorare scrittori, ballerini, musicisti messi a tacere nel periodo nazista; raccogliere opinioni sul famoso Muro di Berlino e  inviare, con una simbolica dichiarazione di censura, un messaggio molto forte a quelle persone che diffondono  le proprie idee sulla libertà di espressione (libero linguaggio), senza pensare alle eventuali conseguenze che potrebbero provocare con quanto diffuso su soggetti deboli o minori. Sono pienamente d'accordo sul messaggio,  ma non concepisco e mi piange il cuore, solo a vedere, tanti cimeli imprigionati in ceste di ferro arrugginito, mentre, potrebbero essere l'orgoglio di qualche fortunato collezionista o, essere inserite in collezioni private o strutture pubbliche come  Musei o altre.

L'opera della Oring (diamigli, pure questo titolo !!!) fu esposta in sequenza nel Museo Ebraico di Berlino, nel Cortile dei Leoni del Castello di Buda, nella Public Library di Boston, nel Bryant Park  di New York,  e, più recentemente nelle Univerità della Virginia, di Washington e Lee (Lexington -VA) e al Ringling College of Art and Design di Sarasota (FL).

 In molti, hanno sostenuto che nelle gabbie sono stati imprigionati semplicemente  modelli di macchine comuni, indesiderabili e non funzionanti o rotti.Tali asserzioni sono state categoricamente smentite da  due collezionisti australiani che hanno osservato di persona  le gabbie prigioni nella Public Library di Boston, i quali hanno asserito che nelle gabbie vi erano modelli ricercati, in buona conservazione e, hanno messo in risalto anche la funzionalità di qualche pezzo, attestando che ""inserendo un foglio di carta nella Groma portatile e sollevandola leggermente, abbiamo ottenuto una scrittura""" . Infatti, se osserviamo le foto delle gabbie  possiamo riconoscere diversi modelli classificabili certamente rari e, sicuramente non comuni, come si può constatare osservando la prima foto di questo articolo, in cui  è chiaramente visibile una OREL. Questa macchina è una variante della Adler modello 7 prodotta per la Cecoslovacchia e, segue la stessa numerazione di serie del modello 7. Il marchio Adler proviene  dal cognome di famiglia del produttore, che in italiano tradotto "Aquila" e in Ceco  "Orel").  Questa macchina se non  è classificabile ""oggetto rarissimo"", sicuramente è un pezzo molto raro. Personalmente non ho mai visto dal vivo una Orel originale model 7 con caratteri cechi  e, le ricerche effettuate in merito, mi hanno consentito vederla semplicemante in foto. Anche alcuni amici collezionisti mi hanno assicurato che neanche loro hanno visto dal vivo tale modello. Si evidenzia che in circolazione si può notare qualche raro modello con tastiera tedesca; ma questi modelli sono originali o richettati ??; (oltre alla mia trovata in un mercatino romano, un altro modello è in possesso di un collezionista australiano www: orel typewriter -rarity or not ?) Si evidenzia che non è facile accertare la loro autenticità in quanto la Adler ha seguito un unica numerazione serial del modello 7 e modelli varianti (Ernst Martin -"Die Schreibmaschine und here entwcklungsgeshichte -pagina 168/169).    Della Orel con caratteri cechi oltre a quelli conservati in qualche Museo, probabilmente,  sono rimasti in circolazione  solo i Modelli Klein Orel 30, come quello riportato nella mia collezione alla voce Adler-Orel matricola 326.787

Nelle casse prigioni, come riferito dai collezionisti australiani, sono contenuti, tra gli altri, i seguenti modelli : Adler Favorit, Barlet 1 portatile, Bar Lock 16, Bar Lock portatile (di questo modello sono stati prodotti circa 3000 pezzi), Diplomatic, Croma portatile con il rune ""SS", Ideal A, Ideal B, Kappel, Oliver portatile, Royal Flatbed 6, Smith Premier 30, Smith Premier 30, Swift Record, Torpedo, Triumph, Wag, OREL, e altre, di cui molte con decalcomanie quasi perfette. Senza ombra di dubbio, molti dei modelli citati sono  ""pezzi pregiati, rarissimi e ricercati"".   

Il defunto collezionista Bruce Beard di Perth (Australia) in merito, dice: """personalmente ho visualizzato l'opera e, mi è sembrata una pazzesca mazzata distruttiva su oggetti d'arte: l'arte è creare e non distruggere""".

  Molti artisti si sono ispirati  o usato macchine per scrivere o, parti di esse, per le loro opere, come il francese Fernandez Armand (Nizza 1928 +New York 22.10.2005), il quale ha imprigionato 20 macchine per scrivere  per la composizione "Accumulation de machines à ècrire dans une bois" delle dimensioni mm.1745 X 1770 x 285 (foto a fianco)

Oggi, le macchine per scrivere sono oggetti da collezione, di cui, molti già sono pezzi introvabili o rarissimi e, la necessità di conservare quelle rimaste non è, certa, aiutata da atti di distruzione indiscriminata.

Anche quelle che oggi classifichiamo comuni di facile reperimento a poche decine di euro, sicuramente un domani non tanto lontano, saranno ricercate e valutate più del  decuplo.

Premesso che non sono in grado di giudicare le opere d'arte e, nel particolare, quelle della professoressa Sheryl Oring, la quale ha composto molte altre opere di primissima importanza e, che la mia avversità scaturisce semplicemente da fattori emotivi personali del tutto criticabili, in quanto considero un atto vandalico la distruzione della più comune macchina per scrivere. Con il massimo rispetto per le idee altrui, non mi rendo conto e, non concepisco quale messaggio di arte possano trasmettere quei poveri oggetti imprigionati e maltrattati per l'esposizione  alle intemperie climatiche nei vari Cortile dei Leoni del Castello di Buda,  Bryant Park e piazze); come pure, non comprendo come possano essere esposti nei vari Musei o strutture pubbliche.

Per tali motivi, non avrei mai e, poi mai, consentito che una sola gabbia prigione, o altre opere simili,  fossero accostate alla mia collezione.

Non conosco le attuali condizioni in cui si trovano le macchine imprigionate, ma osservando le foto, per alcune di esse, basterebbe  un poco di pazienza e qualche spicciolo per renderle efficienti. Oggi, probabilmente, per svariati motivi, non è possibile il loro recupero; però, sicuramente, molti collezionisti sarebbero  sommamente felici di poter partecipare ad una eventuale asta  per l'aggiudicazione di qualche modello contenuto nelle gabbie. Personalmente, parteciperei volentieri ad una eventuale asta per l'aggiudicazione della Orel modello 7 o della Croma con rune ""$$""  in modo particolare se l'oggetto fosse corredate dal certificato di provenienza. -